L’autrice

LAURA MAZZERI vive a Milano con il marito e due figli in una famiglia multietnica, luogo di incontro tra Italia e India. Laureata in Filosofia, ha insegnato per molto tempo nella scuola primaria. Collabora da alcuni anni con la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari. I suoi interessi si rivolgono alla scrittura autobiografica intesa come un modo per prendersi cura di sé nelle situazioni di fragilità esistenziale, con particolare attenzione alla condizione della persona in stato di malattia grave.

Conduce gruppi di Scrittura Autobiografica rivolti a pazienti e a curanti. Accompagna coloro che intendano scrivere un’autobiografia e necessitano di una guida.

Canta come soprano in ACCORDIMI, Accademia Corale di Milano.
A lungo ha partecipato alle attività del coro Agamawo nel quale avvengono contaminazioni positive tra ritmi mediterranei e musica dell’Africa Occidentale.

9 thoughts on “L’autrice”

  1. Buonasera Laura,
    non so se è Lei a curare qs pagina o i collaboratori Giunti, nel qual caso vi chiedo gentilmente di far recapitare qs messaggio alla Sig.ra Mazzeri.
    Sono Lilia, ho 44 anni, un marito, una figlia di 9 anni, una casa, un lavoro frenetico e stressante nella moda e un maledetto tumore che si è presentato come un fantasma……il 30 aprile 2015.
    L’ho affrontato e battuto grazie ad un intervento d’emergenza con laparoscopia al colon.
    Sono in chemioterapia fino al 16 dicembre e per questo frequento l’ospedale di Careggi a scadenza trisettimanale. Lì mi sono imbattuta nel suo libro grazie alla presenza della libreria Giunti in quel di Careggi che mi aiuta non poco nelle lunghe attese dei farmaci salvavita acquistabili solo nelle farmacie ospedaliere.
    L’ho visto lì, a settembre. L’ho sfogliato e rimesso sullo scaffale impaurita. Ho chiesto al libraio il quale mi ha detto di leggerlo….”che finiva bene”. Non me la sono sentita, era troppo presto per me. Mi son buttata su un classico come Madame Bovary che nn credo di aver mai letto. Metà ottobre di nuovo lì. Sì adesso posso farlo, lo compro!
    Grazie Laura per averlo scritto. Grazie per aver dato voce così bene a…..me, a noi, a quello che ho/abbiamo dentro nel momento in cui “Se la malattia ci ha costretto a fermare il treno in corsa delle nostre vite, vuol dire che dobbiamo scendere alla stazione e guardarci intorno e dentro”.
    Era il momento giusto per acquistarlo e quale piacere scoprire che la Sua pulsione a scrivere nasce da un desiderio che è venuto anche a me, immediato, già prima di operarmi. Il desiderio di scrivere.
    Sono laureata in lingue e per due anni ho fatto la giornalista “da strapazzo” (come mi definisco scherzosamente) per le testate locali della provincia di Arezzo. Adoravo scrivere ma poi arriva il lavoro sicuro, la moda, lo faccio bene….troppo…e abbandono.
    Ecco che apro il libro, inizio a leggere e subito a pag 16 trovo la risposta alla mia stessa domanda: “Cosa ti piace davvero? Scrivere…”.
    Nel momento stesso in cui ho iniziato a buttar giù delle parole su carta (anzi PC!) ho iniziato a leggere il suo libro. Un segno? Non so. Non sono brava come lei ma ho qs profonda necessità che sto condividendo con una mia amica e socia che ha subito una mastectomia al seno. Ci chiamiamo ormai “socie” nel percorso che stiamo facendo insieme e ci piacerebbe tanto fare un libriccino a due non a scopo di lucro ma come diario di bordo e come “lascito” come lei lo ha definito. Anche qualcosa di divulgativo per la ns generazione di 40enni che è sempre più colpita dal cancro e che vuole sapere.
    Mi piacerebbe tanto fare il suo corso di autobiografia e incontrarla….scambiarsi dei pensieri. L’idea è di un libro intervista da vendere x raccogliere fondi per l’ANT a cui entrambe ci siamo affidate in un percorso psicoterapeutico.
    Niente di ambizioso ma di emotivamente importante per noi. Davvero. E se poi rimanesse solo un ns manoscritto va bene lo stesso.
    Mi piacerebbe venire ad una sua presentazione ma Milano è un po’ “lontanina” al momento come si dice in Toscana.
    Spero di sentirla presto per un suo consiglio e perché no uno scambio. Per adesso grazie davvero. Io e Francesca leggiamo ad alta voce pezzi sottolineati del suo libro e ci emozioniamo e rassereniamo nello stesso momento.
    Un abbraccio
    Lilia

    1. Cara Lilia ci siamo scritte via email…
      Sono felice che la lettura di TRA DUE VITE possa aver aperto una finestra sulla scrittura come cura di sè.
      Comunicherò su questo sito la prossima presentazione a Firenze.
      Nel frattempo sentiamoci per eventuali pensieri sulla scrittura.
      Suggerisco di guardare i bellissimi programmi della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari http://www.lua.it

    2. ciao laura. ho 34 anni, un marito ed una figlia di un anno entrambi meravigliosi. circa un mese e mezzo fa é stata diagnosticata la colangite sclerosante a mio papà, affetto da anni da rettocolite ulcerosa. da quel giorno, o forse anche qualche settimana prima, é iniziato il nostro calvario. dopo un drenaggio biliare con conseguente pancreatite che l’hanno devastato nel corpo e nello spirito, é stato trasferito a milano, al Niguarda per accertamenti approfonditi, per capire se fosse o meno un soggetto candidabile al trapianto. sembrava tutto procedere per il meglio fino ad un’infezione nel sangue che, anche se debellata, ha coinvolto anche una valvola cardiaca. dovrà trascorrere parecchio tempo in ospedale, dicono. il morale é a terra, la preoccupazione alle stelle insieme alla speranza che possano esserci notizie confortanti un giorno.
      leggo estratti del tuo libro in attesa di trovare il coraggio di acquistarlo e leggerlo integralmente.
      per ora ti saluto
      sperando in una tua risposta
      Roberta

  2. Buongiorno Laura, spero tanto che Lei riesca a leggere questo mio messaggio. Un paio di mesi fa ho sentito per caso una sua intervista alla radio, ma l’ho colta quasi alla fine.
    Mi ha incuriosita e sono andata a cercare il suo nome su internet. La sera che ho letto del suo libro e della sua esperienza di malattia, mi sono sentita un pò male. Mi chiedevo da sempre se esistesse qualcuno che avesse le mie malattie, un percorso di vita difficile come il mio, giusto per sentirmi meno sola. Soffro di morbo di crohn dall’età di 7 anni, ora ne ho 54; a 30 anni mi è stata diagnosticata la colangite, dopo un orrendo esame e più o meno con la stessa grazia con la quale è stato comunicato a Lei. Nel 2013 sono stata operata di tumore al colon e i medici mi dicono che devo attendere 5 anni per il
    trapianto di fegato, semprechè nel frattempo non mi venga un colangiocarcinoma, nel qual caso non ho ben capito se solo Dio possa risolvere la situazione. Non avevo proprio il coraggio di comperare il suo libro fino a due giorni fa. Poi l’ho preso d’istinto. L’ho lasciato 3 giorni sopra al tavolino del salotto a decantare le mie emozioni e ieri ho iniziato a leggerlo, lasciandomi trasportare dalla sua capacità di tradurre i pensieri, le emozioni in parole che per me arrivano dritte alla “pancia”. Mi riconosco in tutto quello che dice, almeno per quanto letto finora; quando scrive di famiglia, di ospedale, di prurito, di solitudine, di pensieri di vita e di morte, di creatività come via di fuga, so benissimo quello che intende. Sono felice di aver saputo di Lei e spero un giorno di poterla incontrare o almeno sentire. Non credo avremmo bisogno di parlare di malattia, lo faranno per noi i nostri occhi,perchè una saprà esattamente quello che ha passato l’altra. Spero che adesso Lei stia meglio e le auguro tutto il bene del mondo.
    Daniela

  3. Cara Daniela, sento nelle tue parole (diamoci del tu visto che siamo “colleghe” di malattia rara) quel desiderio potente di farcela nonostante paura e scoramento, quegli stati d’animo contrastanti che ho cercato di spiegare nel libro.
    Non è un percorso facile, con te non sono necessarie parole per spiegarlo, lo sai già.
    Possiamo sicuramente incontrarci e sentirci. Dove vivi?
    Approfittiamo di qualche presentazione del libro…
    Ti contatterò personalmente.
    Un abbraccio
    Laura

  4. Gentilissima Laura,
    Babbo Natale quest’anno mi ha fatto trovare sotto l’albero il suo libro Tra due vite (mi piace leggere le recensioni dei libri che si trovano su giornali e riviste e poi acquistarli o farmeli regalare). Il suo libro mi colpi’ subito e ho scelto di leggerla perché mi sono sentita un pochino coinvolta (anche se indirettamente). Ho perso il mio compagno 3 anni fa (affetto da mieloma multiplo – una forma di leucemia) ed eravamo in attesa del trapianto del midollo che sarebbe stata l’unica soluzione (salvezza?) ai suoi anni di malattia. Eravamo molto molto felici quando ci comunicarono che fu trovato un donatore compatibile (certo, il trapianto di midollo avviene senza il decesso del donatore). Purtroppo Massimo non ce l’ha fatta ..e due mesi prima del trapianto ci ha lasciati. In quanto ex volontaria ospedaliera (AVO Milano) mi sono proiettata e riconosciuta in molte sue descrizioni e sensazioni legati a quell’ambiente. Mi sono riconosciuta nella parte dell’attesa…purtroppo non nelle altre fasi.
    Le auguro di proseguire in questo suo cammino di scrittura e condivisione e le auguro il meglio che la vita possa darle.
    E sono certa che “il suo Cavaliere” é fiero della “sua dama”.
    Con affetto,
    Cinzia

    1. Grazie Cinzia per le sue affettuose parole. Sono felice di averla incontrata sotto l’albero di Natale. Mi addolora sapere che il suo compagno non ce l’ha fatta, un destino purtroppo possibile per chi è in attesa…
      Per questo motivo spendo parte del mio tempo per sensibilizzare l’opinione pubblica al tema della donazione (di organi, di sangue, di midollo… ma anche di tempo in azioni di volontariato). Speriamo che la ricerca medica prosegua e che sempre più persone siano disposte alla donazione.
      L’abbraccio, augurandole un sereno 2016

  5. Buogiorno Laura,
    sono ancora io, Cinzia. Da tre anni vivo in Lussemburgo e collaboro con una rivista italiana (Passaparola – http://www.passaparola.info) edita qui. Vorrei scrivere un pezzo su di lei, della sua esperienza e fare un parallelismo tra Italia e Lussemburgo sulle donazioni di organi.
    Come posso fare per raggiungerla? Qualche breve domanda. Anche via mail, se possibile.
    Oppure io saro’ a Milano per il periodo pasquale.
    La ringrazio in anticipo e la saluto con affetto.
    Cinzia

  6. Buongiorno. Sono trapiantata di fegato come lei, Laura. Ho letto il suo libro è ho concluso che lei è una persona con una marcia in più. Mi complimento per il modo/i modi con cui ha combattuto. La parola complimento, però, non è sufficientemente efficace. Occorrerebbe di più.
    Lei, Laura, narra un calvario. Credo, però, che sia importante informare che non è sempre così difficile affrontare e superare un trapianto.
    Racconto brevemente la mia storia. Dieci anni fa ho scoperto di avere l’epatite C. Terapie sperimentali e no sono sempre fallite. Hanno forse indebolito il fisico, non lo spirito. Nel marzo 2016 i medici hanno diagnosticato “ecc su epatite C, nodulo non operabile causa la posizione”. Unica possibilità di “guarigione”: trapianto. Avviato subito percorso pre-OLT. Accettata in lista il 30 ottobre. La sera del 19 dicembre, mentre salivo le scale con gli ultimi regali di Natale, mi hanno chiamato dal centro trapianto. Era disponibile un fegato compatibile, giovane, sano anche se entrato in contatto con epatite C. “Lei è abbastanza avanti nella graduatoria… Accetta? Se accetta deve raggiungere l’ospedale entro 4 h.” Ho accettato davanti a mio marito che assisteva disperato alla telefonata. Non ho avuto dubbi o incertezze. Unica preoccupazione: non tornare alla “mia” classe il giorno successivo (anch’io sono insegnante). Le vacanze di Natale erano vicine ma…poi…
    Mi sono recata in ospedale con marito e figlie. Ho dormito in sala d’attesa, tra un esame e l’altro (incoscienza?). Sono entrata serena in sala operatoria, dove infermiere premurosi mi hanno scaldata sotto getti di aria calda, mentre l’anestesia cominciava ad agire. Erano le 7.00 del 20/. Mi sono svegliata alle 2.00 del 21/12 (ma ero uscita dalla sala operatoria alle 16.00 del giorno precedente). Ero in terapia intensiva. Vi sono rimasta fino alle 16.00, quando sono stata trasportata in reparto accompagnata dai miei cari. Il giorno 22 ero in piedi. Il 28 ho pranzato a casa. I medici mi avevano definita “leonessa.
    Assalita da epatite acuta, ho seguito una terapia semestrale. Non mi sono arresa. Mai. Prima di Pasqua, col placet dei medici, ho ripreso il mio lavoro e la vita di sempre.
    Ritengo mio il fegato ricevuto, ormai. Il donatore non ne aveva più bisogno. L’ha DONATO.
    Condivido la giornata con molti farmaci, d’accordo, ma la mia vita continua. Non una nuova vita, la mia di sempre.
    Le auguro tanta salute. Carla

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