Buonasera signora Mazzeri, ho letto il suo libro, bellissimo!
Sono relativamente giovane e sano, pratico sport e conduco una vita sana. Ho vissuto una adolescenza che non può definirsi tale, primogenito di 3 figli con 2 sorelle, cresciuti con l’angoscia di avere una madre con sindrome maniaco depressiva da sempre e per sempre. Tutti i miei amici erano spensierati e sereni mentre io non ho mai fatto nulla di adolescente, nulla di spensierato, felicità nemmeno a parlarne. Andavo al liceo e non sapevo se al ritorno avessi trovato mia madre ancora in vita o spiaccicata sulla strada. Mio padre faceva il turnista pendolare in fabbrica e mancava da casa 12 ore al giorno; quando presente lavorava in campagna perché cresciuto in quell’ambiente con l’idea del lavoro e di spendere sempre il tempo in maniera utile, produttiva, non si spreca nulla. Anche io sono così. Nel 2004 a mio padre, 58 anni ancora in forza lavoro, diagnosticano una leucemia acuta mieloide e dopo 2 cicli terribili di chemio finalmente gli viene trapiantato il midollo osseo donato dalla sorella, vivrà 14 anni tra alti (pochissimi e legati al delirio fornito dal deltacortene) e bassi, è morto nel 2018 dopo indicibili sofferenze con un coraggio e una forza incredibili a causa del rigetto cronico (graft) che lo ha colpito subito dopo il trapianto. Nel 2005, ad un anno dal trapianto di mio padre, mia sorella 5 anni più piccola di me, all’età di 24 anni, viene colpita da un ictus ischemico che dopo anni di fisioterapia e altri episodi emorraggici di minore entità le hanno lasciato in eredità una emiparesi destra. A gennaio di questo anno, il 2023, sempre la stessa sorella viene operata a cuore aperto per un mixoma mai diagnosticato e che per poco non la uccide, oggi sta discretamente bene. Nel 2008 mi sposo e sono padre di 2 splendide ragazzine. Sono sempre stato dietro i miei familiari in tutto e per tutto, non ho dormito tante notti, ho pregato tanto. Ho dedicato tutta la mia vita agli altri, prima la mia famiglia di origine, poi la mia nuova famiglia senza tralasciare quella di origine. Oggi sono sul punto di separarmi da mia moglie perché probabilmente ha vissuto tutta questa storia triste dall’esterno senza esserne coinvolta emotivamente, le persone sane si stufano di sentir parlare di malattia e sofferenza se non ne sono coinvolte personalmente.
A dispetto di tutto voglio dire che sono una persona forte, calma e positiva, vado avanti con attenzione senza lasciare nessuno indietro, ho fatto circa 50 donazioni di sangue e non vedo l’ora che trascorrano i 3 mesi per la successiva.
La malattia ti rafforza e ti rende una persona migliore sotto tutti gli aspetti, quasi, oserei dire, ne vale la pena.
Potrei scrivere per ore, voglio solo augurarle il meglio per il futuro con la consapevolezza che la vita è bella e straordinaria qualunque via prenda, anche quella più impervia. Basta che la si viva con coraggio, speranza e apertura positiva verso tutto e tutti.
Gentile Antonio, grazie per la sua lettera autobiografica. La vita può essere pesantissima per alcuni, fin dalla più tenera età. Uno degli aspetti più interessanti da un punto di vista umano e anche scientifico è questo: come mai di fronte ad avversità, specie se continuative, alcuni si lasciano andare a forme di vittimismo depressivo e altre, invece, reagiscono con attivismo e compartecipazione alla vita degli altri? Perché alcuni allentano i legami con la vita e altri li rafforzano? È un mistero ma di sicuro lei, Antonio, appartiene alla categoria di chi non cede, di chi, nonostante tutto e specialmente nella malattia, trova continuamente un nuovo senso per la propria esistenza. Capisco la sua posizione e comprendo anche le difficoltà e gli inciampi: non sempre questo cammino risulta comprensibile agli altri e al proprio compagno o compagna. Ci si può unire di più oppure lentamente allontanarsi l’uno dall’altra. Nonostante le difficoltà che ancora deve affrontare le auguro una vita ancora piena e, se possibile, più morbida. Lo spero anche per me stessa!
È stato un piacere avere ricevuto la sua risposta!
Molte volte penso quanto siamo piccoli e insignificanti di fronte l’universo e la storia e tutto mi sembra più lieve. Mi giro intorno però e vedo lassismo, convenienza, disimpegno, comodità, semplicismo, grande fratello, uomini e donne, apericena, vuoto assoluto.
Bisogna andare avanti e filare dritto perché tutti noi abbiamo un dovere morale che dovrebbe esserci innato, ovvero dare un contributo positivo e costruttivo all’umanità, per il futuro dei nostri figli, ognuno con le proprie capacità e possibilità.
Le auguro anch’io una vita piena e in salute, grazie.
Buonasera signora Mazzeri, ho letto il suo libro, bellissimo!
Sono relativamente giovane e sano, pratico sport e conduco una vita sana. Ho vissuto una adolescenza che non può definirsi tale, primogenito di 3 figli con 2 sorelle, cresciuti con l’angoscia di avere una madre con sindrome maniaco depressiva da sempre e per sempre. Tutti i miei amici erano spensierati e sereni mentre io non ho mai fatto nulla di adolescente, nulla di spensierato, felicità nemmeno a parlarne. Andavo al liceo e non sapevo se al ritorno avessi trovato mia madre ancora in vita o spiaccicata sulla strada. Mio padre faceva il turnista pendolare in fabbrica e mancava da casa 12 ore al giorno; quando presente lavorava in campagna perché cresciuto in quell’ambiente con l’idea del lavoro e di spendere sempre il tempo in maniera utile, produttiva, non si spreca nulla. Anche io sono così. Nel 2004 a mio padre, 58 anni ancora in forza lavoro, diagnosticano una leucemia acuta mieloide e dopo 2 cicli terribili di chemio finalmente gli viene trapiantato il midollo osseo donato dalla sorella, vivrà 14 anni tra alti (pochissimi e legati al delirio fornito dal deltacortene) e bassi, è morto nel 2018 dopo indicibili sofferenze con un coraggio e una forza incredibili a causa del rigetto cronico (graft) che lo ha colpito subito dopo il trapianto. Nel 2005, ad un anno dal trapianto di mio padre, mia sorella 5 anni più piccola di me, all’età di 24 anni, viene colpita da un ictus ischemico che dopo anni di fisioterapia e altri episodi emorraggici di minore entità le hanno lasciato in eredità una emiparesi destra. A gennaio di questo anno, il 2023, sempre la stessa sorella viene operata a cuore aperto per un mixoma mai diagnosticato e che per poco non la uccide, oggi sta discretamente bene. Nel 2008 mi sposo e sono padre di 2 splendide ragazzine. Sono sempre stato dietro i miei familiari in tutto e per tutto, non ho dormito tante notti, ho pregato tanto. Ho dedicato tutta la mia vita agli altri, prima la mia famiglia di origine, poi la mia nuova famiglia senza tralasciare quella di origine. Oggi sono sul punto di separarmi da mia moglie perché probabilmente ha vissuto tutta questa storia triste dall’esterno senza esserne coinvolta emotivamente, le persone sane si stufano di sentir parlare di malattia e sofferenza se non ne sono coinvolte personalmente.
A dispetto di tutto voglio dire che sono una persona forte, calma e positiva, vado avanti con attenzione senza lasciare nessuno indietro, ho fatto circa 50 donazioni di sangue e non vedo l’ora che trascorrano i 3 mesi per la successiva.
La malattia ti rafforza e ti rende una persona migliore sotto tutti gli aspetti, quasi, oserei dire, ne vale la pena.
Potrei scrivere per ore, voglio solo augurarle il meglio per il futuro con la consapevolezza che la vita è bella e straordinaria qualunque via prenda, anche quella più impervia. Basta che la si viva con coraggio, speranza e apertura positiva verso tutto e tutti.
Gentile Antonio, grazie per la sua lettera autobiografica. La vita può essere pesantissima per alcuni, fin dalla più tenera età. Uno degli aspetti più interessanti da un punto di vista umano e anche scientifico è questo: come mai di fronte ad avversità, specie se continuative, alcuni si lasciano andare a forme di vittimismo depressivo e altre, invece, reagiscono con attivismo e compartecipazione alla vita degli altri? Perché alcuni allentano i legami con la vita e altri li rafforzano? È un mistero ma di sicuro lei, Antonio, appartiene alla categoria di chi non cede, di chi, nonostante tutto e specialmente nella malattia, trova continuamente un nuovo senso per la propria esistenza. Capisco la sua posizione e comprendo anche le difficoltà e gli inciampi: non sempre questo cammino risulta comprensibile agli altri e al proprio compagno o compagna. Ci si può unire di più oppure lentamente allontanarsi l’uno dall’altra. Nonostante le difficoltà che ancora deve affrontare le auguro una vita ancora piena e, se possibile, più morbida. Lo spero anche per me stessa!
È stato un piacere avere ricevuto la sua risposta!
Molte volte penso quanto siamo piccoli e insignificanti di fronte l’universo e la storia e tutto mi sembra più lieve. Mi giro intorno però e vedo lassismo, convenienza, disimpegno, comodità, semplicismo, grande fratello, uomini e donne, apericena, vuoto assoluto.
Bisogna andare avanti e filare dritto perché tutti noi abbiamo un dovere morale che dovrebbe esserci innato, ovvero dare un contributo positivo e costruttivo all’umanità, per il futuro dei nostri figli, ognuno con le proprie capacità e possibilità.
Le auguro anch’io una vita piena e in salute, grazie.