Quella strana voglia di non umano

Camogli, ottobre 2022

E così pure io, socievole e sempre disponibile, mi sono ritratta in un mondo tutto mio. Gli umani, specialmente se presi in gran numero, mi stanno stretti, essendo diventata sensibilissima alle sfumature dei comportamenti e delle cose dette o trattenute. Ma anche singolarmente in una normale chiacchierata a due o tre, mi stanco presto e perdo interesse.
Colpa del post Covid? Non solo.
Il 3 novembre inauguro il sesto mese post operazione chirurgica di ileostomia definitiva. Sei mesi di convivenza con un corpo cambiato: l’intestino tenue che sbuca sul ventre, a destra, e un sacchetto super tecnologico da cambiare ogni giorno e svuotare spesso. Non è più il tempo eroico del trapianto, non mi sento più eroina della grande sfida e del supremo passaggio. Ora è tempo di pazienza certosina e di lenta ricostruzione, con una notevole dose di solitudine.
Ho voglia di mare, di montagna, di passi lenti ma costanti, di nuove abitudini da costruire. Desidero il potere terapeutico della natura che però, da ogni parte, grida di essere in pericolo. Siamo solidali in questo. Siamo a rischio di estinzione.
Studio musica, leggo molto, finché mi bruciano gli occhi, cammino al sole, questo strano e caldo sole d’autunno oppure godo di un fine settimana al mare sotto un cielo pieno di nuvole ma senza pioggia. Ricostruisco e rieduco me stessa al mondo, insomma.
Ci vuole pazienza. Ci vuole perseveranza.
E accettare anche questa strana voglia di non umano …


20 thoughts on “Quella strana voglia di non umano”

  1. Non così stretti, se scrivi, perché la scrittura prevede una lettura. Dal momento che noi ti leggiamo siamo con te e tu, con le tue parole, con noi. Ti isoli, ma ci cerchi. Resti comunque socievole e disponibile, magari non fisicamente, ma attraverso il tuo animo in parole sì. E tu sai che la scrittura dura oltre il tempo umano, oltre lo spazio. Siamo tutti lì con te adesso, non sei più remita in remoto luogo!

      1. Cara Laura, l’immagine che condividi, quel mare e quel cielo, quell’odore che sembra arrivare dai due cerulei diversi, invita al respiro. Quel tipo di respiro che, sospeso il traffico della mente, in ascolto del corpo, ci permette di sentire la profondità del suolo sul quale le nostre piante dei piedi si appoggiano. Da lì entra il respiro, potente, risale in ogni spazio interno del corpo, accarezza la pelle, il nostro vestito esterno. Il respiro si fa spazio, ci abita e il suo passaggio produce energia. La sentiamo. Risale il respiro, ancora, raggiunge i nostri chiusi occhi e può sentire profondamente il legame con il tutto che ci contiene. “[…] tutto cade…ma c’è una mano che ci sostiene,” scrive R. M Rilke. Un abbraccio e grazie.

        1. Sempre potente Rilke! Grazie per questo tuo richiamo alla meditazione e al respiro. Per l’accenno alla forza del radicamento. Il corpo sente, il corpo sa.
          Ti abbraccio. Saluta tanto Donatella

  2. Ci scuoti, Laura, mi scuoti. Sento bene come sei disarmata, ma forte e paziente al tempo stesso. Coraggio, mia cara. Possa tu tornare presto alla serenità che desideri! L’Amore ti sostenga!

  3. Ti capisco, capisco il bisogno di respirare la natura. Per respirare davvero bisogna farlo in solitudine: è un rapporto a due.
    Ad ogni respiro la natura, se lo vogliamo ci colma di dolcezza e i gioia.
    Grazie Laura

  4. Cara Laura ti capisco anche perché sei chiara nel modo di esprimere i tuoi sentimenti. Ancor di più li capisco perché li condivido anche se non legati a una questione di salute. Ma sei così sicura che tutto derivi dal tuo stato debilitato e sempre in via di ricostruzione?
    Io credo in parte perché è comune a una certa età che la vita ti chiami all’essenziale, tutto il resto inutile, disturba. A me è capitato molto presto, e non solo per amore della natura ho scelto di isolarmi, e nonostante mi ritengano una persona socievole, come anche tu ti definisci, ho dato più valore al bisogno di essere padrone del proprio tempo inteso come spazio vitale piuttosto che essere trascinato nella superficialità di ogni convenevole.
    Non è tanto il tempo, e l’esser sempre più vicini alla dimensione trascendente che si riesce a vivere quanto più le diamo spazio, ci avvicina alla vera pace che in fondo è comprensione del tutto, intelligenza che non resta più stupita ne’ della follia del mondo ne’ attratta dalle fragili lusinghe.
    Ti abbraccio Andrea

    1. È vero Andrea, anche l’età conta nell’amore che si sviluppa per l’essenziale. L’hai espresso molto bene e concordo. La malattia, gli interventi non fanno che creare una situazione post traumatica che accelera il processo. Ma ormai, noi della vecchia compagnia, siamo tutti lì su quel crinale. C’è chi ne è consapevole e chi no, ma ci siamo tutti. Ciao!

  5. Cara Laura, anch’io come te sento il potere terapeutico della natura. Ho proprio il desiderio di avere il cielo come tetto e di affondare le mani nella terra per curare le mie piante che mi ripagano immensamente con quella cadenza delle stagioni che mi fa sentire parte del tutto. Solo dopo tutto questo riesco a godere della compagnia delle amiche e degli amici. Le voci dei cari umani solo dopo le voci della natura. E poi il canto che con piacere condividiamo e che regala anche a noi non-musicisti la grande gioia di partecipare attivamente a qualcosa di grande ed universale!
    Grazie Laura per le tue riflessioni, ti abbraccio forte, a presto
    Laura

    1. Grazie a te per aver letto e risposto. Sì, “i cari umani” solo in coda alle voci e alla consistenza della natura. Anche la musica, che noi condividiamo nella voce, per me rientra in ciò che dà forza e sollievo nel suo trascendere l’inessenziale. Cantare è un grande privilegio. W il nostro quintetto!

  6. La solitudine è un po’ pre-umana. Trae la sua forza dal non-fare, per questo è attratta dalla natura, dove le cose semplicemente accadono. Ma è in questa dimensione intima che si puo sentire la presenza delle persone care. Un pezzettino di questa intima presenza è li con te..

    1. Caro Stefano, mi fai ragionare sul fatto che qualcosa di pre-umano rimane nella nostra mente ancestrale, quando eravamo poco più che animali. Il silenzio forse, come scrivi tu, raccoglie in sé anche questa dimensione, oltre a quella introspettiva e a quella, più difficile, di un assaggio della esperienza di trascendenza.
      Le cose accadono, spesso ci travolgono, dobbiamo lavorare sodo per superarle.
      Lo sforzo immane del superamento porta il desiderio di pace e di silenzio, oltre il cicaleccio stupido e senza senso da cui troppo spesso siamo circondati.
      E il silenzio è, per me, anche un assaggio di eternità …
      Grazie di avermi scritto che un pezzettino di tua intima presenza è qui con me…

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